MINDFULNESS POST RICOVERO: ESPERIENZA POSITIVA PER LO SPIRITO E LA RIPRESA PSICO-FISICA DEI PAZIENTI

MINDFULNESS POST RICOVERO: ESPERIENZA POSITIVA PER LO SPIRITO E LA RIPRESA PSICO-FISICA DEI PAZIENTI

22 marzo 2024

MINDFULNESS POST RICOVERO: ESPERIENZA POSITIVA PER LO SPIRITO E LA RIPRESA PSICO-FISICA DEI PAZIENTI

L’iniziativa della dottoressa Licia Grazzi insieme a Don Stefano Bersani, svolta online con cadenza settimanale, ha riscontrato un’ottima partecipazione tra i pazienti e tra i loro familiari. Ci spiegano perché.

 

Mindufulness non solo per trattare il mal di testa, ma anche per i pazienti che affrontano il post ricovero e che hanno espresso la volontà di avere un supporto per lo spirito e per la mente in un momento delicato e impegnativo dal punto di vista emotivo. L’ha sperimentata nel 2003 la dottoressa Licia Grazzi, responsabile del Centro Cefalee del Besta, con la collaborazione di don Stefano Bersani, responsabile del Servizio Religioso dell’Istituto.

Don Stefano ha raccolto le richieste dei pazienti durante il suo servizio in ospedale e le ha condivise con la dottoressa Grazzi che ha avviato un corso di mindfulness rivolto non solo ai pazienti ma anche ai loro familiari.

Circa un anno fa iniziava il nostro progetto - spiega la dottoressa Grazzi -: ispirati da esperienze in corso all’Istituto dei Tumori e in diversi ospedali del Regno Unito, abbiamo deciso di impostare un programma di pratica di mindfulness per supportare i nostri pazienti ricoverati e nel post ricovero. All’inizio sembrava un’impresa impossibile, invece a distanza di un anno possiamo dare un primo resoconto su questa avventura che sta pian piano procedendo anche con l’aiuto dei nostri pazienti che spesso aderiscono al programma con entusiasmo e curiosita”.

Poi aggiunge: “La proposta è nata dal fatto che diversi studi nella letteratura scientifica hanno dimostrato che la mindfulness può aiutare i pazienti durante l’ospedalizzazione, riducendo significativamente la tensione in un momento tanto impegnativo e delicato: ansia, depressione, senso di impotenza sono sentimenti che sono presenti quando siamo in una condizione di fragilità e di debolezza durante un ricovero, mentre attendiamo di fare gli accertamenti o una diagnosi definitiva che possa spiegare il nostro stato di malattia e che possa giustificare i nostri sintomi. Questi aspetti spesso si sommano alla già difficile situazione che la malattia comporta”.

La mia presenza in reparto ha permesso, tramite l’ascolto dei pazienti ricoverati, di interpretare la loro necessità di allieviare alcune sofferenze e ansie causate dal difficile momento della malattia – aggiunge don Stefano -. Lo spirito e la mente giocano sicuramente un ruolo fondamentale nel modo di affrontare il momento del post ricovero così come tanti momenti di sofferenza portati dalla malattia”.

La mindfulness è una pratica di meditazione dalle origini antichissime, che educa e addestra a mantenere l’attenzione alle esperienze interne ed esterne, al momento presente, in modo non giudicante e aperto.

Il programma ha proprio lo scopo di educare e allenare alla pratica di mindfulness, per stare nel momento presente con tutte le difficoltà e le complicazioni che il momento comporta e per aiutarci a affrontare il momento utilizzando tutte le risorse che abbiamo dentro di noi. Altre esperienze condotte in tanti ospedali in tutto il mondo hanno dimostrato che i pazienti imparano ad apprezzare questa pratica e e ne traggono significativi vantaggi - prosegue la dottoressa Grazzi -. La pratica di mindfulness non risolve certo la malattia o il disagio, ma puo’ aiutarci a convivere anche con situazioni particolarmente critiche e ad accettarle cosi come si presentano”.

Il programma si articola in otto sedute a cadenza settimanale di circa 60 minuti ognuna, si svolge online e sono anche rivolte ai familiari dei pazienti. “Abbiamo coinvolto alcune delle divisoni del dipartimento di neurologia e nel corso di quest’anno abbiamo reclutato circa 30 pazienti, che divisi in piccoli gruppi, hanno aderito al programma – conclude la dottoressa -. I familiari possono accedervi separatamente con uno stesso numero di incontri, otto in totale, di circa 60 minuti ognuno, sempre a cadenza settimanale on-line. Il numero di caregivers è stato limitato, solo in cinque hanno accettato di aderire al progetto, anche se lo hanno fatto con convinzione e buona motivazione”.

Il questionario di soddisfazione inviato a coloro che hanno partecipato al programma ha dato esito positivo: “Ci incoraggia a proseguire allargando il progetto anche alle altre divisioni e ai dipartimenti di neurochirurgia e neuropsichiatria infantile – affermano entrambi - Il nostro compito più importante rimane quello assistenziale e pensiamo che un programma di questo tipo, oltrechè innovativo nella nostra realtà, possa rappresentare un valore aggiunto che caratterizza maggiormente la natura poliedrica e multisfaccettata della attività sia clinica sia scientifica del nostro Istituto”.

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Ultimo aggiornamento: 28/03/2024